Parlando della parte tardoantica del Santuario di San Michele, lo storico Marco Trotta avanza una nuova ipotesi interpretativa anche sul racconto “Monte Sant’Angelo” di Arthur Miller.
Grande successo per il primo dei tre seminari sulle origini del culto micaelico promosso dalla Green Cave di FestambienteSud nell’ambito della programmazione autunnale. I seminari sviluppano i contenuti del libro “Il Santuario di San Michele sul Gargano da tardoantico all’altomedioevo”, scritto da Marco Trotta ed edito da Mario Adda.
Nel corso del primo partecipatissimo seminario sulla “Origine e lo sviluppo del culto micaelico”, cui è intervenuto, martedì 24 settembre, dopo una breve introduzione di Franco Salcuni, anche il prof. Renzo Infante, dell’Università di Foggia, con un interessante tratteggio della figura di Michele come emerge nella tradizione delle scritture della tradizione ebraica sia canoniche che apocrife, e con il racconto dell’esordio delle prime forme di culto organizzato in ambito ebraico nella penisola anatolica, il professor Marco Trotta ha introdotto il suo intervento con una nuova ipotesi interpretativa che getta un ponte tra la storia tardoantica e una testimonianza culturale novecentesca. Dalla rilettura del bel racconto “Monte Sant’Angelo”, scritto dal celebre drammaturgo americano Arthur Miller, e di recente ripubblicato, come primo quaderno della Green Cave di FestambienteSud, dall’editore Andrea Pacilli, sotto la cura di Mariatonietta Di Sabato e Cosma Siani, lo storico Marco Trotta ipotizza una chiave interpretativa, che possa spiegare al meglio il testo milleriano in una parte del racconto in cui, descrivendo a visita al Santuario di San Michele, si dilunga nella descrizione della visita che lui e il suo compagno di viaggio Vince Longhi hanno fatto a quel luogo.
Miller arriva a Monte Sant’Angelo nel 1948, quando la “longa porticus”, la parte tardoantica del Santuario, rimasta nascosta per secoli, era appena stata scoperta dal Monsignor Quitadamo, allora rettore del Santuario. “Nel 1948 i terremoti – ha affermato Trotta -, che sono sempre disastrosi, ci avevano recentemente regalato la possibilità di scoprire la parte più antica del Santuario, perché aprirono una breccia proprio nel portale che immette alla “longa porticus” citata nel testo dell’antica legenda scritta che racconta la nascita del Santuario, attuale sede del museo lapideo, e il monsignor Quitadamo entrò e si immise in quel porticato, in cui trovò dei corridoi e delle tombe. Ebbene io ipotizzo che Arthur Miller abbia visto certamente il santuario moderno, ma probabilmente abbia visitato anche i luoghi di recente scoperta. Forse è stato il primo letterato di fama mondiale a visitare il santuario altomedievale”. In effetti le descrizioni in cui Miller riporta particolari dei luoghi visitati non corrispondono fedelmente alla descrizione della parte alta del Santuario, soffermandosi invece su scenari e dettagli che fanno pensare a lui come uno dei primi visitatori dell’area santuariale venuta alla luce proprio in quei mesi. In questo caso, il racconto di Miller, da sempre apprezzato per il suo valore letterario, conterrebbe anche la prima descrizione letteraria dei primissimi scavi della parte più antica, preziosa e sorprendente del Santuario micaelico.
Trotta ha poi condotto una vera e propria “lectio” sul testo scritto che racconta la vicenda dell’origine del santuario, il “liber de apparizione”, di recente oggetto di una scrupolosa revisione critica, che lui definisce “il primo testo letterario del Gargano, scritto forse anche con l’aiuto di mani garganiche, vista la minuziosa descrizione che viene fatta dei luoghi”. Un testo letterario complesso, oggetto di continue revisioni nei secoli successivi, corrispondenti alle varie egemonie culturali, politiche e religiose che si affermeranno in seguito, nell’avvicendarsi delle diverse dominazioni longobarde e bizantine, che saranno oggetto di analisi e interpretazione storica nel secondo seminario.
“La sfida di animare un libro ha prodotto un grande risposta per il primo dei tre seminari sulle origini del culto micaelico promosso dalla Green Cave. I seminari, partendo dal libro “Il Santuario di San Michele sul Gargano dal tardoantico all’altomedioevo”, scritto da Marco Trotta ed edito dall’editore Mario Adda, ci hanno permesso di trasformare il classico format della presentazione in una vera e propria oppurtunità formativa”, dice Franco Salcuni, invitando a partecipare ai due prossimi incontri: il secondo seminario è in programma per il 7 ottobre alle ore 19, sempre nella Green Cave a Monte Sant’Angelo, sullo sviluppo del Santuario nell’epoca Longobarda e della seconda invasione bizantina; il terzo e ultimo appuntamento del 21 ottobre descriverà gli sviluppi del Santuario dopo l’anno mille.
Nel frattempo sono aperte, fino al 6 ottobre, le iscrizioni anche per la Scuola di Teatro per l’Autunno nella Green Cave, che, con Pierluigi Bevilacqua, adatterà laboratorialmente alla messa in scena proprio il testo del racconto “Monte Sant’Angelo” di Arthur Miller. Per Info e modalità di iscrizione www.festambientesud.it e 3791175345.
Matteo Rivino dice
Ipotesi affascinante. Avevo sempre pensato che la descrizione di Miller fosse esclusivamente frutto della sua fantasia. Non si cessa mai di imparare.